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«Nel mio baule mentale»: per una ricerca sugli inediti di Goliarda Sapienza
di Alessandra Trevisan
Postfazione di Ilaria Crotti, Aracne editore, collana Luscinia, 2020
Dagli anni Cinquanta agli anni Novanta Goliarda Sapienza fu attrice, scrittrice, giornalista, insegnante di recitazione e ricoprì molti altri ruoli, come conosciamo dai numerosi studi editi su di lei. Nel 1967 l’esordio per Garzanti con il romanzo Lettera aperta diede inizio alla sua carriera di autrice, durante la quale si rapportò a un contesto letterario ed intellettuale attraente e respingente, che è oggi possibile ricostruire attraverso documenti d’archivio di varia provenienza. Tra essi, le prime due versioni di Lettera aperta, centrali in questo saggio. Materiali diversi rivelano tracce del “baule mentale” di Sapienza, fanno scoprire rinnovati percorsi di ricerca critici, intertestuali e filologici, e suggeriscono una rilettura dell’opera fino agli anni Novanta. Testi inediti e testi editi mai considerati sinora portano in primo piano la sua libertà e le sue contraddizioni di vita, testuali ed editoriali.
Nel volume ci si serve di un complesso sistema di fonti. Nel primo capitolo da un lato si presentano alcune lettere di Maria Giudice e Peppino Sapienza, che ricostruiscono la biografia da una nuova prospettiva; dall’altro si ha l’evidenziazione di un riconoscimento per lei mai avvenuto o quasi in campo cinematografico, sulla base di documenti che attestano la scelta di Sapienza stessa di assumere una posizione defilata in quel campo, sia nel lavoro a fianco del compagno di vita Francesco Maselli sia nel mestiere d’attrice. La comparazione con altre figure dell’epoca, tra cui Lucia Drudi Demby e Dacia Maraini, prova a rileggere alcune ipotesi critiche già note, che guardano a questa mancata consacrazione attoriale come una scelta di altri e non una posizione personale di Sapienza stessa.
Nel secondo capitolo, interamente incentrato su Lettera aperta, si colloca il romanzo nel panorama editoriale coevo “facendolo dialogare” con le 9 domande sul romanzo apparse su «Nuovi Argomenti», che accesero il dibattito sulla crisi del genere tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta. Questo capitolo è quello in cui si vuole tentare di dimostrare come l’editing di Lettera aperta (un editing coatto?) fosse stato inoltre presumibilmente disegnato secondo schemi editoriali aderenti al mercato, in funzione della partecipazione del romanzo ad alcuni premi letterari del tempo, nel desiderio, da parte di Enzo Siciliano e di Livio Garzanti, di lanciare nuovi autori. Un’analisi dal punto di vista strettamente editoriale non era mai stata condotta sinora su quest’autrice. Chiude il capitolo un passaggio che rivela come Goliarda Sapienza fosse attiva, tra gli anni Settanta e Ottanta, in diversi ambienti, ad esempio quelli della stessa rivista «Nuovi Argomenti», su cui pubblicò alcuni racconti oggi compresi nella raccolta postuma Destino coatto, e in altri volumi editi, che accolsero ancora suoi scritti in vita.
Il terzo capitolo indaga più da vicino il contesto culturale e letterario degli anni Ottanta, da dopo l’incarceramento a Rebibbia in avanti; soprattutto, qui si ricostruisce la vicenda editoriale attorno a L’università di Rebibbia (Rizzoli, 1983) e, su tutt’altro piano, quella del Gruppo di scrittura che Sapienza frequentò, dal 1987 al 1992 circa, insieme ad autrici quali Adele Cambria, Elena Gianini Belotti, Simona Weller ed altre. Si scoprono anche i legami con il femminismo, dai soggetti a lei vicini sino alle riviste che accolsero suoi articoli («Quotidiano donna» e poi «Minerva»). Alcuni circuiti e pubblicazioni hanno dato valore all’opera in vita: Sapienza, infatti, era stata inserita nel progetto La letteratura italiana di Carlo Muscetta grazie al lavoro attento di Vanna Gazzola Stacchini e di Romano Luperini, fatto che dimostra l’importanza di un’inclusione critica in ambito universitario e scolastico (con la cosiddetta LIL). A ben vedere una più ampia e approfondita indagine sui premi rivela anche ipotesi di movimenti che videro Goliarda Sapienza ricercare, in prima persona o attraverso altri, riconoscimenti di vario genere. Questo punto di vista allargato, dal progetto di Muscetta passando per le riviste femministe sino ai premi sinora sconosciuti cui lei partecipò, controbilancerebbe la sfortuna critica di cui si conoscono le conseguenze subite post-mortem. Una rassegna di interviste ad amici, autori e al curatore dell’opera, Angelo Maria Pellegrino, chiude il cerchio attraverso passaggi che desiderano complicare la lettura e l’analisi dell’opera.
L’ultimo breve capitolo, il quarto, è incentrato su L’arte della gioia e sulla sua complessa vicenda editoriale. La pubblicazione dell’opera postuma propone anche di rimettere in discussione l’edizione dei testi sinora noti, e porta verso una collocazione critica di Sapienza, autrice che può definirsi autobiografica a tuttotondo, come altre contemporanee illustri.
Il volume presenta infine la postfazione di Ilaria Crotti e una bibliografia articolata a partire da quella pubblicata nel volume Goliarda Sapienza: una voce intertestuale 1996-2016 (La Vita Felice, 2016).
Alessandra Trevisan (1987) ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Italianistica all’Università Ca’ Foscari di Venezia con una tesi sugli inediti di Goliarda Sapienza e con tutor la Professoressa Ilaria Crotti. Ha pubblicato la monografia Goliarda Sapienza: una voce intertestuale (1996-2016) (La Vita Felice, 2016); altri contributi su quest’autrice si rintracciano in volume e su riviste. L’attenzione rivolta al Novecento le ha permesso di occuparsi anche di Gabriele d’Annunzio, Milena Milani, Clara Sereni, Adele Cambria, Anna Maria Ortese e Beppe Costa, Lalla Kezich e di altre voci anche viventi, tra cui della poeta Silvia Salvagnini. Dal 2017 collabora alla redazione della rivista «Archivio d’Annunzio» e dal 2018 di «Kepos – Semestrale di letteratura italiana»; è redattrice del lit-blog «Poetarum Silva» ed è co fondatrice del progetto Le Ortique insieme a Viviana Fiorentino. È sperimentatrice vocale, lyricist e performer.