Come la stirpe delle foglie

Come la stirpe delle foglie

Immagini e rappresentazioni della fragilità nella cultura italiana dal Novecento ai giorni nostri

Convegno internazionale 

14-15 dicembre 2021, Dipartimento di Italianistica di Varsavia

Scopo del convegno sarà quello di ripensare l’esperienza della fragilità, intendendola quale risorsa etica e conoscitiva privilegiata tanto per affrontare la contemporaneità quanto quale lente critica per ripensare la rappresentazione dell’umano, dei suoi limiti e delle sue potenzialità, a partire dalla presa di coscienza della sua precarietà, della sua finitudine, della sua condizione, come direbbe Arnold Gehlen, di “animale carente”, di “essere mancante” e inadeguato rispetto all’ambiente che lo circonda. Da sempre, nell’arte, così come nello spazio della politica, della invenzione e della scienza, l’uomo ha cercato di fare i conti con la fragilità che lo caratterizza e lo costituisce. Se nell’Ecclesiaste si ricorda all’uomo la sua prossimità al vuoto ed il suo essere polvere, Omero accosta, sempre nel segno della fragilità, la “stirpe degli uomini” alla “stirpe delle foglie”. A partire dalla centralità dell’esperienza della nostra contingenza, filo prezioso che unisce il destino e il cammino degli uomini, nel nostro convegno vorremmo provare a mettere alla prova, e in discussione, il “vecchio paradigma della fragilità” che ci riconduce a ciò che si spezza, che non resiste, che subisce e/o cede, passivamente, arrendendosi, in definitiva, a forze o eventi soverchianti. La fragilità appare, in tale ottica, come un atteggiamento negativo, proprio di una condizione di inadeguatezza e di insufficienza del soggetto, opposto ai valori dell’utile, dell’emancipazione e dell’autoaffermazione propri della modernità: ma, ci domandiamo, non è possibile invece, cogliere nei gesti dettati dalla fragilità per converso un riflesso o un piega “eroica” (che si palesa nel  “denudamento della pelle esposta” [E. Lévinas, 1972]), di resilienza, più che di resistenza, l’invito esitante quanto evidente cioè ad una strategia specifica, propositiva, diversamente attiva e relazionale, solidale, in definitiva etica? È possibile pensare altresì la fragilità non come radice di una società naturalmente votata alla paura e bisognosa di controllo, sulla scia del pensiero di Hobbes, ma quale chance per ripensare la polis e l’umano mettendo in dialogo le pratiche della cura e della relazione reciproca, a partire dalla coscienza della nostra vulnerabilità? È inevitabile pensare la fragilità come passione inutile, inefficace, a cui non possiamo affidarci e su cui non possiamo fondare il nostro vivere in comune? Valori, convincimenti, sentimenti, progetti sembrano condannati a essere “forti”, a negare la coscienza del limite, della debolezza umana, per affermarsi, per evitare di non essere presi in considerazione come orientamento e bussola dell’agire personale e collettivo. Per questo nel nostro convegno ci proponiamo di ripartire dall’invito di Borgna a dare credito alle passioni deboli e a riconoscere nella fragilità “un’esperienza umana che, quando nasce, non mai si spegne in vita, e che imprime alle cose che vengono fatte, alle parole che vengono dette, il sigillo della delicatezza e dell’accoglienza, della comprensione e dell’ascolto, dell’intuizione dell’indicibile che si nasconde nel dicibile” (E. Borgna, 2016). Il nostro tempo ci insegna infatti quanto sia urgente fare i conti con la nostra radicale inermità, mettendo in discussione, per la sopravvivenza del pianeta, la volontà di (onni)potenza della modernità, riappropriandoci delle fragilità intesa come rivelazione e relazione a partire dalla quale gli individui possono porre le basi per una nuova coscienza di sé e dell’agire comune.

Allargando il campo d’indagine all’intera cultura italiana da inizio Novecento sino a un presente segnato dal trauma collettivo e individuale prodotto dalla pandemia, in questo convegno vorremmo intrecciare il contributo della letteratura con quello del diritto, della filosofia, delle neuroscienze, dei Trauma Studies e delle Medical Humanities, per ricercare esempi e strategie, valori, immagini e prospettive in grado di mettere al centro le risorse e le esperienze della fragilità, capaci, non da ultimo, di relazionarsi alle ferite del pianeta, per una risposta all’emergenza ambientale che segna la nostra era globale, a partire dalla riscoperta del “sentimento della miseria umana” (S. Weil, 1951) quale antidoto contro la hybris del “soggetto sovrano” posto al centro del progetto moderno.

Le questioni salienti del nostro convegno saranno legate al rapporto fra fragilità e condizione umana in generale, cercando altresì percorsi nel romanzo e nel racconto che, in contrasto rispetto all’idea di invulnerabilità e alla “volontà di potenza” della modernità, rivalutino la prospettiva di una “debolezza insanabile”, come quella all’interno della quale si muovono i personaggi di Tozzi, o della radicale precarietà esistenziale intorno a cui ruota la narrativa di Pavese, sino al connubio fra sacralità, vulnerabilità e vivente di Ortese e alla rilevanza nella narrativa del XXI secolo della fragilità del lavoro e del tema del precariato nonché della condizione del migrante. Altresì vorremmo approfondire il legame sempre più stretto che la nostra tematica stringe con l’esperienza della scrittura in versi, dalla poesia ‘programmaticamente” debole e malata dei Crepuscolari al poeta-soldato Ungaretti che, esposto senza riparo alla rivelazione apocalittica della Prima guerra Mondiale, si richiama allo slancio vitale della fragilità, per giungere sino ad un contemporaneo che vede la poesia immergersi tout court nell’esperienza dell’inermità, della provvisorietà e dell’incertezza radicale, testimone di un “essere mancante”, etimologicamente “infermo” ed eticamente “inclinato” verso l’altro. Nel nostro convegno vorremmo inoltre dedicare particolare attenzione a una delle esperienze più drammatiche e più brusche che ci costringono a fare i conti con la nostra fragilità, cioè il momento in cui si incrina la salute, fisica o mentale, e un malessere o un dolore irrompe improvviso, mandando in frantumi la vita che si era vissuta sino a quel momento, sottoponendola a una violenta trasformazione. Insieme al modo in cui si vive nel mondo, cambiano allora le gerarchie di valori, il modo in cui si vive il (nel) tempo e lo (nello) spazio.  Si instaura un rapporto diverso con l’ambiente, gli altri viventi, il mondo intero. Del malato si impadroniscono sentimenti di angoscia, paura, incertezza. Il caos travolge ogni sfera dell’esistenza. A fronte di tale trasformazione, indotta dalla malattia, sempre presente nella letteratura e nelle arti, nel nostro convegno daremo particolare rilievo alla narrazione della malattia come radicale immersione nella sfera della fragilità. Ci potremo così chiedere quali sono i narratori (il malato, il caregiver, il medico, l’infermiere) dei racconti, e quali tipologie di racconto – letteratura, graphic storytelling, film – rivendicano (e rivelano) la funzione cardine di quella fragilità che secondo Julia Kristeva può diventare la base di un nuovo umanesimo, fondato sulla relazione della cura (sia nel senso di cure che di care) del prossimo, sulla co-esistenza con i malati, i disabili, gli anziani e altri individui che soffrono di impedimenti fisici o psichici, che li rendono non autonomi. Quali funzioni si prefiggono i racconti della fragilità da medicare, oltre a quelle, spesso notate: educativo-divulgativa, terapeutico-catartica, destigmatizzante?

In questo convegno vorremmo in definitiva riflettere ed approfondire le diverse forme di esperienza della fragilità nella vita sociale e culturale, nonché nel campo simbolico delle arti, per invitare a cercare nel tesoro della nostra vulnerabilità una inesauribile risorsa, una bussola iscritta nella nostra natura. Chi volesse partecipare è invitato a inviare entro il 16 ottobre 2021 all’indirizzo mail
Convegno.Fragilita@gmail.com una breve comunicazione che contenga il titolo dell’intervento, una sintesi  dello  stesso  (di  circa  150-200  parole)  e  una  brevissima  presentazione  bio-bibliografica.  Conferma dell’accettazione dell’intervento sarà comunicata entro il 30 ottobre 2021.Vi invitiamo ad inviarci i vostri contributi in italiano, inglese o polacco, tenendo conto dei seguenti ambiti tematici che caratterizzeranno il convegno:

 

  • Malattia e fragilità
  • Epidemia e fragilità
  • Trauma e fragilità
  • Poesia e fragilità da inizio Novecento a oggi
  • La fragilità nella narrativa da inizio Novecento a oggi
  • La fragilità nel cinema, nella pittura e nel teatro da inizio Novecento a oggi
  • Smarrimenti, impacci e paure: Dante come “maestro” di fragilità nella cultura italiana dal Novecento a oggi
  • La fragilità nel dibattito culturale, economico, filosofico e psicologico
  • La fragilità del pianeta: la crisi ecologica
  • Soggetti e ‘protagonisti’ della fragilità
  • Creatività e fragilità
  • Fragilità e corpo
  • Post-umano e fragilità
  • Fragilità e fantascienza
  • Fragilità e cultura di massa
  • Fragilità e società: i soggetti fragili

 

Comitato scientifico:

Alessandro Baldacci, Alberto Bertoni, Anna Brysiak, Stefano Calabrese, Alberto Casadei, Valentina Conti, Silvia Contarini, Mariarosa Loddo, Izabela Napiórkowska, Niccolò Scaffai, Raffaella Scarpa, Hanna Serkowska, Tomasz Skocki, Paola Villani.