FOTOGRAFIA E LETTERATURA TRA NATURALISMO E SPIRITISMO IN FRANCIA E…
Neomodernismi
Declinazioni e riconfigurazioni della narrativa modernista europea: 1945-1989
A cura di Carmen Gallo, Giulio Iacoli, Francesca Lorandini, Tiziano Toracca
Sezione monografica della rivista CoSMo: Comparative Studies in Modernism (uscita prevista giugno 2026)
Call for Papers
La seguente indagine muove dall’idea che il modernismo non tramonti alle soglie degli anni Trenta, Quaranta o Cinquanta del Novecento – quando si consuma una conversione neo-realista (R. Bonadei, 1991, Splendore, 2000, Rossi Sebastiano, 2023), quando esce Finnegans Wake (1939) o quando muoiono alcuni autori e autrici esemplari come Joyce o Woolf (1941), quando scoppia la Seconda guerra mondiale (Anderson, 1984; Quinones, 1985; Shiach, 2007) o quando prende avvio l’età postmoderna (Lyotard, 1979; Wilde, 1981; McHale, 1987; Hutcheon, 1989; Jameson, 1991; Ceserani, 1997) – ma sopravviva nella seconda metà del XX secolo, sebbene in forme inevitabilmente ricalibrate. In questa prospettiva – che considera il modernismo una categoria non solo storiografica, ma anche interpretativa (Calinescu, 1977; Mazzoni, 2011; Donnarumma, 2014; Cangiano, 2018) – l’obiettivo del presente ‘focus’ è duplice: da un lato, verificare quali romanzi del secondo Novecento ereditino il modernismo ripensando o rovesciando le sue marche tematico-formali e ideologiche, e tra queste il peso attribuito alla prospettiva soggettiva del racconto e all’autoriflessività formale (Bürger, 1992; Rabaté, 2001) e la presa di distanza dal realismo ottocentesco e dal naturalismo, spesso eletti a idoli polemici rispetto ai quali legittimare una nuova forma di rappresentazione del mondo (Eystensson, 1990; Bertoni, 2007; Pellini, 2016 e 2018); dall’altro lato, indagare in che modo una simile eredità, complessa e eterogenea quanto instabile e dibattuta è la stessa categoria di modernismo (Bradbury-McFarlane, 1976; Moretti, 1994; Levenson, 1999; Rabatè, 2013), faccia i conti con la trasformazione del contesto storico, politico e sociale [tra tutti le sorti dell’imperialismo, centrale per il modernismo storico come sottolineato da Jameson 1988, Said 1993, Rigby 2000] e del campo letterario europeo tra la seconda metà degli anni Quaranta e la fine degli anni Ottanta (Lewis, 2011; Somigli, 2011; Mao, 2021; Toracca 2022, Iacoli, 2023). È significativo, infatti, che nella narrativa del periodo preso in esame si facciano strada nuovi modi di intendere il rapporto tra individuo e collettività nei regimi democratici, e il rapporto con la tradizione culturale e letteraria venga sempre più declinato in relazione a fenomeni che spingono a reinterpretare lo spazio di indagine della scrittura. La decolonizzazione, le ondate migratorie, la riconfigurazione dei campi di forza all’interno di società multietniche, l’identità intesa come legame di appartenenza a un gruppo ma anche come spazio di rivendicazione e autodeterminazione, la crescente presa di parola di categorie emarginate o sottorappresentate, la frammentazione del sapere e il rapporto con la scienza e la tecnica generano nuove forme di vita, che la narrativa tenta di definire e comprendere, anche attraverso l’integrazione di punti di vista eterogenei.
Considerando le più o meno marcate differenze tra le varie tradizioni nazionali, abbiamo preferito indicare non delle soglie di tipo letterario o culturale, ma delle date storiche, cioè il 1945 (quando finisce la Seconda guerra mondiale) e il 1989 (quando cade il muro di Berlino, cessa la guerra fredda tra URSS e Stati Uniti), che sono di sicuro significato per il contesto europeo su cui abbiamo deciso di focalizzare la nostra attenzione, nonostante le profonde influenze che provengono da contesti e tradizioni extraeuropee di cui sarà d’obbligo comunque tenere conto. A guidare questa decisione sono ragioni pratiche e di coerenza dell’indagine, ma soprattutto due dati che ci sembrano importanti. Il primo, di ordine storico, è il seguente: nel periodo compreso tra la seconda metà degli anni Quaranta e i primi anni Novanta molti paesi europei, tra cui l’Italia, avviano un processo di cooperazione postbellica e d’integrazione economica, politica e culturale che porterà alla firma del Trattato di Maastricht (1992), cioè alla creazione dell’Unione Europea. Si tratta dunque di un periodo in cui l’Europa è al centro di una serie di trasformazioni che riguardano la sua stessa identità, di un periodo in cui la globalizzazione (e dunque, pensando alla letteratura e alle arti, la planetarizzazione dei generi e delle forme: si pensi ad esempio alla nascita del global novel) convive accanto al tentativo di creare o comunque rafforzare un’identità economica, politica e culturale europea. Il secondo, di tipo più strettamente letterario, riguarda invece la quasi totale mancanza di riferimenti al modernismo o alla cultura del modernismo nelle storie letterarie europee del secondo Novecento. Mentre negli Stati Uniti esiste la categoria di Late Modernism (1930-1960) e si registra un attivo dibattito sulle persistenze del modernismo angloamericano nei decenni immediatamente successivi al tramonto del modernismo storico, rispetto alla categoria di postmodernismo e rispetto persino all’estremo contemporaneo (Miller, 1999 e 2016; Whitworth, 2007; Genter, 2010), un dibattito che beneficia anche dell’espansione – nel tempo e nello spazio – della categoria di modernismo promossa dai New Modernist Studies (Mao and Walkovitz 2008), nella storiografia europea si riscontra la quasi totale assenza di una riflessione sull’eredità della stagione modernista, sulla possibile reviviscenza dello sperimentalismo modernista, sulla sua concomitanza con quello promosso dalle nuove avanguardie, sui suoi legami con la cultura postmoderna, sull’influenza, insomma, che sulla narrativa europea del breve secondo Novecento possono aver avuto la lezione o il modello – in ordine sparso – di Conrad, James, Proust, Joyce, Woolf, Kafka, Faulkner, Mann, Musil, Broch, Céline, Wolfe, Svevo o Pirandello. Molti di questi scrittori rientrano, ad esempio, nel canone proposto da Milan Kundera nell’Art du roman (Kundera, 1986), che presenta le sue riflessioni da scrittore e non da teorico della letteratura, proponendo una visione sovranazionale del romanzo, inteso come un’arte che va concepita nella lunga durata, aldilà delle correnti, delle scuole e degli “ismi”.
In questa sezione ‘Focus’ di CoSMo: Comparative Studies in Modernism vorremmo interrogarci proprio sull’utilità critica e storiografica del termine modernismo, per capire se, per i decenni che prendiamo in considerazione, si possa individuare una tradizione del modernismo, o si possa parlare, ad esempio, di secondo modernismo o di nuovi modernismi. Esistono delle declinazioni specifiche del modernismo che vadano al di là di semplici tracce, casi isolati o tardi epigoni e che anzi permettano di interpretare diversamente e avvicinare utilmente fra loro romanzi solitamente interpretati in altre prospettive? Che peso hanno le traduzioni dei capolavori modernisti per gli scrittori e le scrittrici che esordiscono tra gli anni Quaranta e gli anni Ottanta? In che modo i neomodernismi interagiscono con le principali categorie utilizzate dalla critica per descrivere il campo letterario di questi anni (neorealismo, Nouveau Roman, neoavanguardia, postmodernismo) o con alcuni fenomeni che emergono in quel periodo (guerra fredda, impegno, boom economico, ’68, post-colonialismo, femminismo, ecologismo) e che modificano radicalmente l’immaginario?
Lista dei macrotemi su cui è possibile intervenire (non esclusivi)
- Costanti e varianti del modernismo nel secondo Novecento europeo
- Rapporti di continuità tra modernismo e nuovi temi (es. nuovo impegno, ecologismo, postcolonialismo, femminismo, globalizzazione, turbocapitalismo, antropocene)
- Influenze extraeuropee e planetarizzazione delle forme
- Testi esemplari di specifiche tradizioni letterarie: modelli, riprese, riconfigurazioni
- Traiettorie autoriali influenti
- Periodizzazione, canone, usi e abusi della categoria di modernismo
- Cultura postmoderna, neomodernismi e nuovi realismi
- Neomodernismo e Neoavanguardia
- I nuovi modernismi e gli studies
- Intertestualità e confini di genere
- Traduzioni e traiettorie di campo
Termini
Le proposte di intervento, un abstract di max. 1500 caratteri e una breve nota biografica, dovranno pervenire a centrostudiartimodernita@gmail.com entro il 15 gennaio 2025. L’accettazione o meno della proposta verrà comunicata entro il 15 febbraio 2025. Il termine per la consegna del contributo, di max. 30.000 caratteri, è il 15 gennaio 2026.
Lingue ammesse per i contributi
Italiano, Inglese, Francese