Credibilisier le visible

Credibilisier le visible

FOTOGRAFIA E LETTERATURA IN FRANCIA E IN ITALIA DAL 1930 ALL’ETÀ CONTEMPORANEA

 

Giornate di studio, 18-19 novembre 2024, presso Dipartimento di Studi Umanistici – Università di Macerata

 

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È noto come le prime tre decadi del 1900 abbiano segnato il superamento della concezione per cui la fotografia, “maravigliosa invenzione” del XIX secolo, si offriva come strumento di “straordinaria aderenza alla realtà”: dopo la rivoluzione delle avanguardie (è del 1925 la pubblicazione di un’opera di rottura quale “Pittura, Fotografia, Film” di Moholy-Nagy), il dibattito e la pratica fotografica si sarebbero orientati verso gli “aspetti soggettivi e creativi della sperimentazione”, come ricorda Ceserani segnalando come anche le ideologie tardonovecentesche e postmoderne dovevano sentirsi “attratte proprio dalla qualità manipolatoria e artificiosa, da simulacro, della fotografia”. Un ulteriore (e di tutt’altra portata) spartiacque viene a segnarsi nel 1930: a partire da allora, l’illustrazione fotografica avrebbe acquisito uno “statuto tentacolare” (Frizot), invadendo progressivamente la stampa e lo spazio urbano (si pensi ai cartelloni pubblicitari) e dando origine a forme letterarie inedite, ibride, quali i libri di fotografie o i roman-photos, È, questo, anche il momento in cui si disegnano i primi tratti di un’incrinatura la quale diverrà vieppiù profonda a mano a mano che si faranno concreti quei “timori sulla presenza ossessiva della fotografia nelle nostre società” espressi da Susan Sontag negli anni ’70 – timori che si palesano tra l’altro oggi in tutta la loro fondatezza, nell’era della pervasività dei selfie e degli scatti rubati con i telefonini. Fu proprio con il boom della fotografia documentaria (periodo in cui essa si fece strumento di massiccia denuncia della guerra e delle altre miserie dell’umanità) che tale medium mostrò appieno il suo volto funereo, trasmutando la propria funzione di feticcio-ricordo in quella di “maschera mortuaria” (Sontag). Da subito interrogatasi sui “cambiamenti che la fotografia apportava alla concezione stessa della mimesis” (Ceserani), la letteratura ha continuato in tutto questo tempo e ancora continua ad intrecciare le sue trame con quelle del “magnifico oggetto industriale”, facendosi cassa di risonanza, ma anche concreto campo di verifica, del
dibattito filosofico, estetico e sociologico che accompagna le sorti della fotografia. Così, se a partire dai rammentati anni ’30 il testo ha instaurato un dialogo serrato con il paratesto fotografico (si pensi alle copertine dei romanzi polizieschi ricordate da Frizot, ma anche alle immagini che illustrano i romanzi del ciclo dei 13 di Simenon), la letteratura ha continuato a dare nuove raffigurazioni ora alla concezione della fotografia come metafora (B. Stiegler), sovente di difficile decriptazione (si pensi al Tabucchi delle Autobiografie altrui), ora all’idea più antica (e opposta) di un “linguaggio fotografico” (un esempio in tal senso è rappresentato dall’opera di Lalla Romano). Ancora, altri scrittori, prolungando l’opera di un precursore quale Hippolyte Bayard, hanno individuato nella fotografia una via di fuga dalla routine della normalità verso l’eccesso della follia dell’amore (l’edizione originale del 1937 de L’amour fou di Breton è illustrata da fotografie di Man Ray, Brassaï e Cartier-Bresson), o, anche, della follia tout court come avviene nel recentissimo Photomontages di Jean-Louis Beck (2018). Riecheggia infine, in tutto un filone narrativo e poetico già tratteggiatosi ad inizio ‘900 (Proust), il concetto barthesiano di “referente fotografico”, ossia della “cosa necessariamente reale che è stata posta dinanzi all’obiettivo” della quale non si può “mai negare” che sia “stata là” (l’Intrattabile, o “interfuit”, per riprendere ancora la Chambre claire). Idea, quest’ultima, che affiorerà anche nell’autobiografia Le Labyrinthe du Monde di Marguerite Yourcenar, mentre dal canto suo uno scrittore celeberrimo quale Italo Calvino porrà l’accento sulle difficoltà comunicative legate al medium fotografico con L’avventura di un fotografo.

Concepite come ideale proseguimento del convegno “Crédibiliser l’invisible” svoltosi presso il Dipartimento di Studi umanistici dell’Ateneo di Macerata nel novembre 2023, queste giornate di studio si propongono di riflettere sui rapporti tra letteratura e fotografia nell’arco cronologico che si estende dal 1930 ai nostri giorni.

Proposte di contributi, articolate in un massimo di 2500 battute e relative alle tematiche sopra elencate o comunque a tematiche riconducibili al rapporto tra fotografia e letteratura, dovranno pervenire alle email c.geddes@unimc.it (prof.ssa Costanza Geddes da Filicaia) e irenezanot@gmail.com (prof.ssa Irene Zanot) entro e non oltre il 21 agosto 2024. Dovranno inoltre essere corredate di una breve nota biografica (4-5 righe) del/la proponente.

L’esito della proposta sarà comunicato agli interessati entro il 10 settembre 2024.

Il convegno si svolgerà all’Università di Macerata, presso il Dipartimento di Studi Umanistici, il lunedì 18 (pomeriggio) e il 19 novembre (mattina) 2024.

Le spese di viaggio e alloggio sono a carico dei partecipanti. Il comitato organizzativo avrà il piacere di offrire ai partecipanti due pasti sociali (una cena + un pranzo) e due coffee break. Non sono previste spese di iscrizione.