La letteratura italiana dai rusticali al simbolismo di Patrizia Zambon…
Pasolini nel recinto del sacro
Caterina Verbaro
Editore: Perrone
Anno edizione: 2017
Pagine: 239 p.
EAN: 9788860044570
Come tentare di ricostruire nell’operazione estetica la percezione del sacro, negata dalla nuova realtà del neocapitalismo? Come trattare il presente e l’attualità storica in modo da ampliarne la prospettiva e la percezione e restituire loro il respiro epico del mito? La centralità di tali questioni nell’itinerario artistico di Pasolini viene ricostruita e indagata da Pasolini. Nel recinto del sacro, il cui titolo riprende un’affermazione contenuta in Petrolio, «il racconto è nel recinto del sacro». Il libro indaga sul modo in cui la letteratura, la poesia, l’operazione estetica, vengono intese e declinate da Pasolini come possibilità di risacralizzare la realtà, restituendole lo spessore del mito, e in ciò conferendole una specifica e preziosa riserva di senso.
Al di là dei diversi generi e delle molteplici soluzioni espressive, la questione del sacro percorre e sostanzia infatti l’intera opera di Pasolini e ne costituisce un essenziale tessuto connettivo. Questo libro individua in tale concetto non solo un’importante chiave di lettura unitaria, ma anche il motivo di fondo della riflessione di Pasolini sulla poesia e sulla letteratura. A partire dallo sfaldamento del discorso poetico metricizzato, negli anni sessanta, l’idea pasoliniana di poesia travalica infatti la stessa versificazione e diventa modo e sede di ricezione di un sacro che dimora nella realtà. Poesia e sacro nell’esperienza pasoliniana sono indissolubilmente legati, perché entrambi segnati da un’essenza metastorica capace di trascendere il presente e associati dalla comune valenza di alterità e di antagonismo rispetto alla realtà fenomenica.
Il libro segue l’evoluzione della poesia di Pasolini e della sua stessa concezione del poetico, anche in relazione al cinema, che alla poesia e alla letteratura sembra contendere la capacità di espressione della realtà. Nella prima parte del volume, i vari capitoli dedicati alle diverse fasi della poesia pasoliniana, focalizzano il progressivo fronteggiarsi del «piccolo poeta civile degli Anni Cinquanta» col fantasma del Pasolini «carico/ di poesia e non più poeta», il mutare dei paradigmi formali e della concezione stessa del poetico, ma al contempo evidenziano il perdurare della sua mitologia, individuando nella volontà di evocazione del sacro la ratio sperimentalista della poesia pasoliniana degli ultimi anni. Dell’inscindibile relazione tra poesia e sacro si seguono dunque le tappe, e se in un primo momento il sacro si incarnerà nell’oggetto poetico – l’universo contadino friulano, le borgate, la ciclicità della natura – nell’ultima fase esso sarà evocato dalla forma stessa del testo stratificato e metatemporale. La forma del testo dell’ultimo decennio pasoliniano, quel «magma» che ripudia ogni mistificante purezza espressiva, trova in questa analisi una sua precisa motivazione nel configurare un sacro trascendente disvelato ed evocato dalla poesia stessa. Alle «forme ibride» dell’ultimo Pasolini è specificamente dedicata la seconda parte del volume, che indaga sugli incroci dei generi, sulla narrativa e sulla saggistica del Pasolini corsaro, sempre in relazione alla sua ricerca di un sacro occultato nell’apparente degrado del reale.
Da Patmos al Pianto della scavatrice, da Bestemmia a Una disperata vitalità, da Le ceneri di Gramsci a Petrolio, al centro dell’indagine critica si colloca sempre il testo pasoliniano, analiticamente ripercorso e interpretato come dispositivo estetico capace di restituire un’immagine del reale non banalmente fattuale, bensì stratificata, mitizzata, sacralizzata.
Caterina Verbaro è professoressa associata di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università di Roma LUMSA.